"Appello
Anisa per la Storia dell'Arte
"Quello
di bellezza è certamente un concetto ambiguo e fonte di non pochi
equivoci. Niente come il bello ci emoziona, ci strappa un sì convinto,
e aiuta a far luce. Eppure niente come il bello ci seduce e ci inganna.
Spesso non si tratta che di un velo che trasfigura la realtà e ci
impedisce di vedere come stanno effettivamente le cose, le quali
potrebbero avere aspetti molto sgradevoli. A volte addirittura si
ha a che fare con una macabra falsificazione (chi non ricorda «la
guerra è bella!» dei futuristi?).Proprio
per questo l´arte contemporanea non parla più di bellezza. E mentre
nel mondo in cui viviamo solo ciò che è bello sembra degno di essere
amato (comprato, apprezzato, scelto. E ciò che non è bello? Lo si
butta? Non è degno di essere?), l´arte sembra rifiutare sdegnosamente
l´idea stessa di bellezza. Ma ne possiamo davvero fare a meno? Io
non credo. E non lo credo soprattutto là dove in questione è la
nostra stessa vita e quindi l´ambiente e gli spazi in cui essa si
svolge. La bellezza non è soltanto un di più che si aggiunge all´essenziale
e cioè alla soddisfazione dei bisogni primari. È essa stessa uno
di questi bisogni. Forse è addirittura qualcosa di più. È la condizione
per cui la vita ci possa apparire sia pure per un attimo sottratta
al peso e alla fatica del giorno dopo giorno. E quindi meno insensata,
un po´ più libera, un po´ più umana. Non è poco. Che cosa sarebbe
la vita senza bellezza? Nessuno lo può dire, anzi, il pensiero ci
ripugna in modo istintivo. Certo sarebbe una cosa triste. Una cosa
triste e cattiva. D´accordo, la bellezza è solo bellezza, ed è sbagliato
attribuirle un valore etico che non ha."
Eppure
il bello rischiara la mente e rallegra il cuore, mentre il brutto
inquina l´anima, l´incupisce, la rende aggressiva. È un fatto che
tutti possono constatare: nei luoghi di degrado il tasso di violenza
è di gran lunga superiore che nei luoghi abitati dalla bellezza.
Fragile e delicata, la bellezza. Spesso per produrla è necessario
una lenta e misteriosa alchimia, frutto com´è non di rado del lavoro
dei secoli. Eppure basta niente per distruggerla.
La
bellezza sfigurata, umiliata, immediatamente si trasforma in un
orrore intollerabile. Quando poi si tratta di una città come Firenze,
dove la bellezza non è decorazione, ma identità e memoria storica,
c´è da aspettarsi una specie di nemesi. Chi non sa cosa farsene
della bellezza che gli è stata lasciata in eredità, vedrà il brutto
crescere intorno a lui come una malattia che colpisce il tessuto
(il tessuto urbanistico come qualsiasi altro tessuto) e lo distorce
a poco a poco in modo irreparabile. Che dire allora dell´appello
alla bellezza che l´amministrazione comunale ha rivolto ai cittadini?
Va preso sul serio, molto sul serio."
Sergio
Givone - mercoledi 15 LUGLIO 2009 LA REPUBBLICA
. |