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Archivio S.Gimignano - 2003 |
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Risoluzione
VII commissione | Risoluzione
della Commissione VII sull'ex-convento di S. Domenico a San Gimignano Risoluzione
in Commissione VI della Camera dei Deputati presentata da GIORGIO BENVENUTO lunedì
16 giugno 2003 nella seduta n.323 La VI Commissione, premesso che: l'area dell'ex
convento ed ex carcere di San Domenico rappresenta quasi il 10 per cento del centro
storico di San Gimignano, cioè di uno dei primi e più importanti siti italiani
compresi nel Patrimonio mondiale dell'Unesco; tale bene, di straordinario valore
storico, artistico, e architettonico, è da oltre dieci anni in stato di abbandono;
ciò rischia di gettare un'ombra negativa sull'immagine di tutta la città e di
tutte quelle autorità, prime fra tutte l'Unesco ed il ministero dei beni e delle
attività culturali, preposte alla tutela e alla salvaguardia dei siti; l'amministrazione
comunale, che ha avanzato da tempo una proposta di recupero e di riuso del complesso
compatibile con i delicati equilibri del centro storico, ha avviato da oltre tre
anni un confronto con l'agenzia del demanio, proprietaria dell'immobile, senza
raggiungere ad oggi alcun risultato sia in ordine ad un affidamento, a qualsiasi
titolo, sia in ordine al possibile acquisto da parte del comune; nell'aprile 2003
il comune ha inviato all'agenzia del demanio una formale richiesta di acquisto
ai sensi dell'articolo 80, comma 4, della legge 289 del 27 dicembre 2002 (legge
finanziaria per il 2003); impegna il Governo ad affrontare e risolvere tale situazione
nel più breve tempo possibile, facendo in modo che tale bene, così prezioso dal
punto di vista culturale, storico ed urbanistico, sia affidato o venduto al comune
il quale, in collaborazione con le autorità preposte alla tutela e nell'ambito
di una eventuale sinergia tra pubblico e privato, dovrà provvedere al suo recupero
ed alla sua valorizzazione. (7-00264) «Benvenuto, Vigni, Realacci, Melandri, Bindi,
Grignaffini, Filippeschi, Franci, Lion, Pistone, Agostini, Fluvi, Carli».
Lunedì 16 giugno 2003 | |
S.Domenico
spazio condiviso |
Perché il San Domenico deve tornare
spazio condiviso Ecco
il testo dell'appello sottoscritto da 160 tra giovani, intellettuali, architetti,
artigiani di tutto il mondo. «La città di San Gimignano possiede un complesso
architettonico - costituito coerentemente da un dentro/fuori, edifici e spazi
aperti - che, pur facendo parte integrante della sua organizzazione spaziale ed
essendone anzi all'origine, prima come castello e poi come convento, è stato sottratto
per più di un secolo e mezzo, come carcere, alla fruizione cittadina. Dicendo
"possiede" non si usa il verbo nel senso giuridico ma, ben più significativamente,
dell'appartenenza. Il San Domenico è un pezzo della città, del suo centro storico
dichiarato dall'UNESCO patrimonio culturale dell'umanità. Purtroppo - ecco l'aspetto
giuridico - per varie vicende esso è ora di proprietà del Demanio statale e questi
sembra fortemente restio a cederlo a qualsiasi titolo al Comune, considerandolo
genericamente e senza alcun rispetto della sua importanza culturale ed urbanistica,
una semplice occasione per realizzare un'entrata economica. Per questo si è costituito
un Comitato cittadino, misto pubblico privato (amministrazione comunale, associazioni,
forze politiche, sociali, culturali ed economiche, singoli cittadini) con un duplice
scopo. Primo, assumere una forte figura contrattuale che mostri la precisa, globalmente
condivisa, pienamente consapevole e decisa volontà della popolazione tutta, cioè
della città, di riappropriarsi di uno spazio, che non può esserle ancora una volta
estraniato. Secondo, raccogliere, coordinare, definire il più esattamente possibile
gli elementi del riuso, gli strumenti progettuali ed economici, già da tempo elaborati
e messi in movimento, per realizzarla. Il San Domenico deve tornare ad essere
il luogo in cui i cittadini ritrovino la propria identità comunitaria, dispongano
di spazi per incontri mirati tra di loro e con i tanti e vari visitatori della
città che, a diversi livelli, la adottano come loro seconda residenza.. San Gimignano
appartiene al mondo, ma soltanto chi la custodisce vivendoci può capirne e proporne
il significato: reale simbolico, esemplare. Il San Domenico ha tutte le carte
in regola per essere il luogo della riscoperta collettiva del territorio, dove
le molte attività cittadine trovino l'occasione permanente e tutti gli strumenti
necessari per realizzare la propria unità anche pedagogica. Che cosa significa
abitare in una straordinaria città storica? Come gestirne il patrimonio spaziale,
sociale, culturale? l'Unità,
4/6/2003 | |
Vendita
di un pezzo di storia |
Ora vendono un pezzo di San Gimignano
FIRENZE. Le torri di San Gimignano sembra poterle toccare con un dito. Il convento
di San Domenico è in pieno centro storico, a qualche centinaia di metri da piazza
del Duomo, dentro le mura medievali della cittadina toscana. Uno scenario incomparabile
per la sua bellezza. Con l'appetito di chi vuole speculare e fare affari sempre
in agguato. Peccato però che questa volta ad avere fame sia il demanio pubblico,
visto che non ne vuole proprio sapere di trasferire l'ex convento all'amministrazione
comunale, decisa a realizzare un nuovo teatro, giardini pubblici e luoghi di incontri.
Il demanio, diramazione del ministero del Tesoro, non è dello stesso avviso. Meglio
fare un albergo a cinque stelle per ricchi americani o giapponesi. Almeno, questo
è il volere esclusivo dell'agenzia, che ha deciso di metterlo sul mercato privato
per fare cassa, scatenando la protesta di tutti. Prima però il demanio dovrà fare
i conti con il comitato di cittadini e con il sindaco Marco Lisi, che non hanno
nessuna intenzione di far andare in porto questo affare. La storia è incredibile.
Come è incredibile la voglia dello Stato di evitare che l'intera struttura, definita
dall'Unesco bene dell'umanità, come l'intero centro storico di San Gimignano,
cada in mani pubbliche. Meglio un privato. Nel frattempo un primo tentativo è
andato a vuoto. «Era un'operazione già fatta con una società che aveva la sede
a Kuala Lumpur, capitale della Malesia, finanziata dalla banca Imi San Paolo -
racconta il sindaco di San Gimignano, Marco Lisi - sono stato io a bloccare il
progetto, che prevedeva un albergo superlusso da ottanta camere con trecento posti
macchina. E per farlo si sarebbe dovuto sbancare un'intera collina fragilissima.
Il bello è che quella operazione fu favorita proprio dal demanio, che aveva già
un accordo verbale con la Sovrintendenza». Andato a vuoto il primo colpo, 11 pericolo
però è sempre in agguato. E non è che il ministro dei Beni e attività culturali,
Giuliano Urbani, pur avendo garantito il suo interessamento al sindaco Lisi, stia
facendo qualcosa per salvare il destino del convento. «Ci siamo visti -ricorda
Lisi - ha detto che si sarebbe occupato della cosa. Ma non ho mai avuto nessuna
risposta». Né è bastato, per il momento, l'appello sottoscritto da più di cento
personalità del mondo della cultura (tra cui Franco Cardini e Antonio Paolucci),
esponenti della politica (Rosy Bindi, Enrico Boselli), europarlamentari di tutti
i partiti; anche la Regione Toscana è in prima fila a difesa dell'ex carcere con
l'assessore alla cultura Martella Zoppi. Legambiente, con il suo treno dei Sapori
ha fatto tappa a San Gimignano, per salvare il convento. È proprio quello che
tenterà di fare l'amministrazione comunale di San Gimignano. Non si preannuncia,
però, una impresa facile. Il Comune, come prevede l'ultima finanziaria, ha chiesto
al demanio di acquistare l'ex carcere. Ma hanno risposto di no. Come hanno detto
di no all'ipotesi di costituire una società mista, pubblico-privata, per la ristrutturazione
e la gestione del convento di San Domenico. «L'atteggiamento paludoso da muro
di gomma sta facendo degradare il bene e sta facendo danni al Comune di San Gimignano
e allo Stato Italiano» commenta polemicamente il sindaco. Nel 2006 ci sarà la
verifica degli spazi Unesco non è possibile lasciare il patrimonio in questo forte
degrado. Le responsabilità del demanio sarebbero enormi e non sarebbero da meno
quelle dello Stato italiano. Il demanio pensa che l'unico modo per valorizzare
la struttura sia quello di fare un albergo superlusso. «Ho ogni giorno file di
imprenditori che ci farebbero volentieri un mega albergo. Solo che non è la nostra
previsione urbanistica. Un albergo sarebbe una tragedia sotto questo aspetto»
aggiunge il primo cittadino di San Gimignano. Per capire bene come potrebbe finire
questa storia non resta che aspettare il prossimo 30 agosto. Per quella data il
demanio dovrà dare il proprio parere sulla richiesta di acquisto del convento
fatta dall'amministrazione. «Se non risponderanno, o spareranno cifre assurde,
non escludo azioni clamorose, come il picchettaggio davanti all'agenzia del demanio
a Roma in via del Quirinale» conclude Marco Lisi. Osvaldo
Sabato L’Unità 3/6/2003 La
storia. Un
complesso dell'anno mille FIRENZE.
Inserito nella prima cinta muraria di San Gimignano, il complesso architettonico
dell'ex convento di San Domenico ed ex carcere, fu realizzato negli anni mille.
La struttura fu costruita su un antico nucleo abitativo risalente qualche migliala
di anni prima, come confermano alcuni reperti etruschi rinvenuti sul posto. L'importanza
di questo nucleo abitativo definito "castrum" fu riconosciuta da Ugo, re d'Italia
che con un suo atto del 30 agosto 929, dispose che il castrum venisse posto sotto
la giurisdizione del vescovo di Volterra. La costruzione vera e propria del convento
di San Domenico, tra il 1353 e il 1496, proseguita poi nei secoli successivi,
fu a carico del Comune e dei cittadini di San Gimignano. La sua trasformazione
in carcere, predisposta dal Granduca nella prima metà del XIX secolo, venne subita
dai cittadini di San Gimignano e mai accettata. Tanto che il progettista a cui
furono affidati i lavori di adattamento del convento in carcere, l'architetto
Giovanni Battista Silvestri, anche per rispondere ai desideri dei cittadini non
modificò le strutture portanti, probabilmente nella convinzione di un futuro uso
a fini religiosi. E il Comune nel chiedere, circa ventitré anni fa, la qualifica
di bene culturale del complesso adibito a carcere, mise proprio in evidenza la
scelta dell'architetto Silvestri. Proprio la caratteristica di bene culturale
spinse il ministero di Grazia e Giustizia a costruire le nuove carceri, lontane
dal centro storico di San Gimignano, riconosciuto dall'Unesco, primo in Italia,
come patrimonio mondiale dell'umanità, per le sue caratteristiche e la qualità
dei beni culturali, fra cui l'ex convento. Per tutte queste ragioni l'amministrazione
comunale di San Gimignano ritiene che il complesso di San Domenico non possa essere
assimilato come un qualsiasi bene immobile appartenente al patrimonio demaniale.
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