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Palazzo de' Banchi - archivio |
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Appello
di Pier Luigi cervellati |
6
novembre 2003 |
Cervellati
mobilita la città: Firmate il mio appello. Salviamo palazzo
de' Banchi «Non
privatizziamo anche ciò che resta di palazzo dei Banchi. Il mio
è un appello in difesa della nostra identità». L'architetto Pier
Luigi Cervellati , indiscusso leader dell'urbanistica a livello
internazionale, è sceso in campo fin dal primo momento contro la
vendita di palazzo dei Banchi. E oggi, con la lucidità e la passione
di sempre, chiama accanto a sé i bolognesi e le istituzioni : affida
al Carlino un appello vero e proprio. Un sos che aspetta l'adesione
di tutti coloro che hanno a cuore l'identità di Bologna. Cervellati
chiede con il suo scritto che si intensifichi la battaglia per la
salvaguardia di quello che egli chiama senza esitazione un «monumento».
Prima però, vengono alcune considerazioni, molto concrete e lungimiranti.
«Mi preme sottolineare — esordisce Cervellati — che un
grosso marchio di abbigliamento (a quanto si dice in giro già proprietario
di una quota della parte privata) è quello che ha realizzato lo
store di via Rizzoli: il palazzetto è stato svuotato senza intaccare
la struttura, ma le finestre si illuminano di viola pistacchio e
giallo. I prezzi d'asta sono irrisori, ma bisogna sottolineare che
ciò che conta è la gestione. Come per tutti i monumenti. Chi li
compra — conclude l'urbanista — li vuole utilizzare, ovvero
gestire per farli rendere sfruttando la loro monumentalità. Chissà
come sarà 'carino' palazzo dei Banchi con le finestre multi-color...».
Alcuni
dei brani più significativi dell'appello che l'architetto rivolge
alle istituzioni e ai bolognesi. «Palazzo dei Banchi non è solo
un monumento. Non è solo l'opera di un grande artista. Palazzo dei
Banchi è parte integrante di piazza Maggiore. E questa piazza è
il luogo che più di ogni altro rappresenta l'identità di Bologna.
E' la nostra memoria collettiva, il simbolo spirituale e politico,
culturale e sociale della nostra comunità. Rappresenta la bolognesità
e la petronianità. Lo stare insieme nella festa e nel lutto...».
E ancora: «Abbiamo criticato con asprezza la vendita di negozi e
appartamenti avvenuta in epoche in cui era assente la democrazia...
Rivendichiamo la sostanziale continuità della proprietà pubblica
di questo palazzo che per il suo valore identitario non può essere
messo alla stregua di altre proprietà pubbliche. Se palazzo dei
Banchi non continua ad interagire con gli altri monumenti di piazza
Maggiore si distrugge l'immagine stessa della piazza... La maestosità
della cupola di S. Maria della Vita — continua l'urbanista — , la
sacralità della facciata di San Petronio, la perfetta armonia di
Palazzo del Podestà rischiano, per un miserabile pugno di euro,
di essere violentate dalla banalità di utilizzi che prima o poi
si manifesteranno in assenza della gestione pubblica. Palazzo dei
Banchi dev'essere salvaguardato come un monumento, e dev'essere
soprattutto gestito come tale. Stupisce che il centro sinistra,
dopo avere giustamente tuonato contro la cartolarizzazione dei beni
culturali, giustifichi la svendita di questo monumento». «Le ultime
cospicue privatizzazio-ni del patrimonio monumentale bolognese —
conclude l'appello di Cervellati — sono avvenute in assenza di democrazia.
La democrazia ovviamente continuerà ad esserci anche dopo che l’Asl
avrà venduto palazzo dei Banchi. Ma dopo? Quando il bilancio continuerà
a rimanere deficitario, l'Asl, dopo la nostra identità, venderà
amebe la nostra anima?». L'Ascom: «Seguiremo l'iter con la massima
cura». «Dovevano proporre l'acquisto ai commercianti Le loro attività
devono essere tutelate». L'Asl di Bologna doveva proporre palazzo
dei Banchi alle imprese commerciali che vi esercitano l'attività
in affitto. E' il senso di un comunicato dell’Ascom sulla questione
della vendita del prestigioso comparto che s'affaccia su Piazza
Maggiore. «L'Ausl avrebbe dovuto procedere, come è avvenuto recentemente
per la vendita all'asta di suoi immobili nelle vie Drapperie, Clavature
e Pescherie Vecchie, con un preventivo confronto con gli stessi
operatori economici per verificare il loro eventuale interesse all'acquisto
in asta dei locali già in affitto». Ora l'associazione commercianti,
oltre ad «esprimere la propria preoccupazione» per l'asta annuncia
però che «seguirà con la massima cura le fasi che si susseguiranno
alla presentazione del bando. Questo nella piena consapevolezza
che l'intera operazione, anche se determinata dalla volontà di lavorare
per un assestamento di bilancio, non può essere rubricata semplicemente
alla voce 'compravendita'». Ascom ricorda che «le imprese commerciali
lì ubicate, alcune delle quali in fase di rinnovo del contratto
di locazione, vanno tutelate e messe in condizione di proseguire
la loro attività con una prospettiva futura di lungo periodo».
Renata
Ortolani il Resto del Carlino - cronaca Bologna 06/11/2003 |
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Una
facciata simbolo della città |
6
novembre 2003 |
"Su
quella facciata batte il cuore della città. Salvare Palazzo dei
Banchi? E da che cosa? E perché mai? E quale rischio corre l'edificio
del Vignola? Liberiamoci da qualche equivoco. Intanto, non stiamo
parlando di dismissione di beni artistici di proprietà dello Stato
o di enti pubblici di primo grado. Non siamo, cioè, sul piano inclinato
della Patrimonio Spa, la società lanciata dal governo per operazioni
che potrebbero far finire in mani private, con conseguenze non controllabili,
musei, siti archeologici o collezioni di quadri. Qui si parla di
un palazzo di proprietà dell'Azienda sanitaria Città di Bologna
(ironia del nome, in questo caso...); dunque di una azienda, e però
nutrita dal denaro pubblico. Di una azienda che ci appartiene, così
come ci appartiene tutto ciò che fa. Acquisti e vendite compresi.
Secondo: parliamo di un palazzo già ampiamente consegnato all'uso
dei privati, sia per quanto riguarda gli appartamenti al suo interno,
sia per la serie di negozi che ne ritma la facciata, sotto il portico
del Pavaglione. Infine: ci sono (legge 2000 alla mano) i vincoli
che consentono alle soprintendenze di impedire qualsivoglia sconcio.
E allora? Non è tutto normale? E non è persino lodevole che un'azienda
— ma attenzione, questo tipo di azienda, che ci appartiene — provveda
a valorizzare sul mercato i propri beni immobili per ripianare bilanci
o dotarsi di denaro fresco da impiegare nel campo suo, cioè la Sanità?
Domande lecite. E risposta immediata: no, non è tutto normale. Anzi,
è preoccupante. Perché qui va in vendita qualcosa di ancor più irripetibile
di una galleria di dipinti. Si vende — cioè si espone alle voglie
del mercato — il "centro al centro" di Bologna, il pezzo forte di
quella meraviglia urbanistica che il vicelegato pontificio Bartolomeo
Cesi realizzò nella seconda metà del '500: Palazzo dell'Archiginnasio,
questo dei Banchi, e la definitiva creazione di quella Piazza Maggiore
di cui Palazzo d'Accursio e San Petronio sono i volti civile e religioso
indissolubilmente uniti.... E' precisamente questo il "giacimento
culturale" a rischio. Non nascondiamoci dietro un dito: fast-food,
show-rom, alberghi, stores di ogni raffinato genere sono in agguato
nel centro di tutte le città storiche, quale è Bologna. E basta
un colore manipolato — ma chi ci pensa più, poi, al colore delle
facciate bolognesi cantato da Giuseppe Raimondi? —, un'illuminazione
tecnologicamente rifatta, un azzardato taglio di vetrine, perché
l'armonia salti, alla faccia dei vincoli. E' un pezzo di questa
idea che va all'asta, qualcosa di impalpabile e al tempo stesso
di terribilmente concreto. Anche in termini di attrattiva turistica,
dunque economica. Salvare Palazzo dei Banchi? Esattamente."
Cesare
Sughi il Resto dei Carlino - cronaca di Bologna 06/11/2003 |
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Un
coro di proteste |
4
novembre 2003 |
|
.Un
coro di proteste «L'Asl non tocchi palazzo dei Banchi» Con un bando
che appare oggi sul suo sito internet, l'Asl Città di Bologna mette
in vendita un edificio che rientra in quella parte del suo patrimonio
non vincolato ad usi legati al pianeta sanità: è palazzo dei Banchi,
completato nel 1568 su progetto del Vignola e protagonista di secoli
di storia cittadina là, a fianco della basilica di San Petronio.
Fra una quindicina di giorni, anche un altro immobile che appartiene
all'Asl, Villa Olimpia, verrà messo in vendita. Per palazzo dei
Banchi si batterà un'asta che avrà come cifra base 13 milioni di
euro, forse destinati a pagare la ristrutturazione del Maggiore.
Poi c'è il disavanzo: un 'buco', nel bilancio dell'Asl, di 100 miliardi
di vecchie lire. An è «in allarme». Forza Italia parla di «fatto
grave». Rifondazione comunista definisce il progetto «inaccettabile»,
con cui verrebbe «violato e rotto» l'accordo Prc-Ulivo sull'Asl
unica. La possibile vendita di Palazzo dei Banchi —ipotizzata dai
vertici dell'Asl — trova ferma opposizione in alcune forze del mondo
politico. Tanto nel centrodestra quanto a sinistra. Per Galeazzo
Bignami, capogruppo di An in Comune, si tratterebbe di una decisione
«avventata, pericolosa e preoccupante. Non possiamo rimanere inermi
di fronte a un annuncio che colpisce tutta la città». L'esponente
di An parla di «boutade priva di senso». Cedere immobili per fare
cassa «è legittimo, ma qui si tratta di uno dei principali palazzi
di Bologna. E nessuno ne sapeva niente. Credo sia importante un
confronto con le istituzioni». A questo proposito, An chiede che
il direttore generale dell'Asl, Augusto Gavina, venga subito convocato
e sentito in commissione. Bignami afferma che, in ogni caso, vendere
Palazzo dei Banchi non risolverebbe i problemi dell'Asl. «E comunque
non si può usare come tappabuchi. Vorremmo piuttosto risposte e
assunzioni di responsabilità sul buco in bilancio». In ogni caso,
ironizza amaro Bignami, «se questo è il biglietto da visita di una
dirigenza che si candida a guidare l'Asl unica, non ci siamo proprio».
Daniela Carella, consigliere comunale di Forza Italia, membro della
commissione sanità, parla di «fatto estremamente grave». «E' incredibile
che si pensi ad alienare il patrimonio immobiliare per fare fronte
a un deficit che si riproporrà, e che a quanto pare non si è in
grado di governare», afferma l'azzurro. E precisa: «Prima di vendere
qualcosa per coprire dei debiti, si dovrebbe pensare a un piano
industriale credibile». Cosa che, secondo Carella, «non è mai stata
fatta. E che, visto come è stata progettata l'Asl unica, probabilmente
non si ha le capacità di fare». L'annuncio di Gavina manda su tutte
le furie anche Rifondazione comunista. Che arriva a minacciare conseguenze
sul confronto politico in corso con l'Ulivo in vista di un accordo
per le amministrative del 2004. La federazione provinciale del Prc
dichiara la propria «ferma e totale opposizione» alla vendita. Si
tratta di «un patrimonio di inestimabile valore per la città e la
collettività, che non può essere consegnato alle speculazioni immobiliari
di privati». Il Prc parla di «palese violazione dell'accordo sull'Asl
unica» firmato con l'Ulivo, e afferma che «non ci si può nascondere
dietro i tagli della Finanziaria per giustificare scelte di alienazioni
già prospettate da anni». I bertinottiani invitano quindi la Regione
e i partiti dell'Ulivo «a bloccare e cassare il programma di vendite».
In caso contrario, in una sorta di ultimatum, il Prc «prenderà atto
che l'accordo sull'Asl unica viene in questo modo violato e rotto».
Silvia Bartolini, ds, componente del tavolo Ulivo-Prc sull'Asl unica,
afferma che «se il patrimonio immobiliare non serve direttamente
a produrre servizi può essere alienato o sostituito». Certe strutture
«non ce le pessimo permettere». Insomma, «non è sbagliato se le
Asl si muovono su questa strada». Resta ora però «la preoccupazione
di non rompere col Prc sull'Asl unica». Angelo Rambaldi (Margherita)
non ha dubbi: «Roma taglia e le Asl non possono sostenere oneri
impropri», afferma. E definisce le posizioni del Prc, vagamente
«rispettabili, ma ideologiche». "
Luca
Orsi Il Resto del Carlino - cronaca Bologna, 04/11/2003 |
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Un
edificio che rende poco |
4
novembre 2003 |
|
"E'
un edificio che rende poco»Per Augusto Gavina, direttore generale
dell'Asl Città di Bologna, vendere il palazzo dei Banchi è «valorizzarlo».
Ecco come lo spiega. Dottor Gavina, fiaccata da un disavanzo di
circa cento miliardi di vecchie lire, l'Azienda sanitaria che lei
guida mette in vendita un monumento, una parte di Bologna. Anzi,
del cuore di Bologna. Si è sentito sconfitto nel prendere la decisione?
«Assolutamente no. Si tratta di valorizzare il nostro patrimonio
commercializzabile: non vendiamo per ripianare i debiti, ma per
fare investimenti. Questa vendita è una valorizzazione: l'edificio,
mantenuto così come è ora, rende poco». Ma questa operazione è in
pratica una cartolarizzazione. O no? «No. Non si può parlare di
cartolarizzazione. Ribadisco: rientra in un piano di investimenti».
Cosa altro pensa di ‘valorizzare’ in questo modo? «Vendiamo anche
Villa Olimpia: il bando che la riguarda uscirà fra una quindicina
di giorni. Poi, in prospettiva, alcuni dei negozi che fanno parte
del nostro patrimonio». Villa Mazzacorati e la sede dell'Asl, in
via Castiglione? «No. Su quegli immobili ci sono vincoli che il
palazzo dei Banchi e Villa Olimpia non avevano: per volontà di chi
ce li ha lasciati, in passato, la sede di via Castiglione e Villa
Mazzacorati devono essere mantenuti in ambito sanitario». Non le
sembra poco una base d'asta di circa 13 milioni di euro per un palazzo
firmato in parte dal Vignola, e che quindi ha un plusvalore artistico
enorme? «Non è una cifra fatta da noi. Abbiamo interpellato esperti
e tecnici specializzati nella valutazione degli edifici. Più che
artistico, direi che l'edificio ha un valore storico...» E sulle
modalità di vendita, che cosa può anticipare? Si terrà conto del
valore storico- artistico del palazzo? «Un anno fa proprio sul Carlino
sono stati riportati i complimenti delle associazioni dei commercianti
per come vendemmo gli immobili di via Clavature e via Drapperie.
Senza stravolgere, cioè, la zona e il suo utilizzo. Avremo la stessa
attenzione anche per palazzo dei Banchi e Villa Olimpia». Ma la
Soprintendenza ai Beni ambientali e architettonici, che ha il diritto
di prelazione su edifici come questi, non ha avuto nulla da ridire?
«Ovviamente ci siamo mossi nella piena legalità. Abbiamo l'okay
della Regione, che ha deliberato in merito; quanto alla Soprintendenza,
bisogna arrivare al rogito. Mi spiego: il diritto di prelazione
per quell'ente scatterà nel momento in cui noi avremo trovato il
compratore e messo nero su bianco il rogito. A quel punto, la Soprintendenza
avrà 60 giorni per dire se, a parità di prezzo, vuole comprare il
palazzo». "
Renata Ortolani il Resto dei Carlino – cronaca Bologna, 04/11/2003 |
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