Architetture Pisane - Rivista di architettura - a cura di Lorenzo Pagnini
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Architetture Pisane
 
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Il caso

Una nuova rivista che si propone come mezzo dinamico di comunicazione che incentivi il dibattito sui problemi più importanti dell'architettura.

"Archittetture pisane ha l'obbiettivo di illustrare e divugare le opere più rappresentative e le architetture meno conosciute realizzate negli ultima anni nel nostro territorio. L'idea è nata dalla convinzione che nel nostro senso comune si stia sviluppando sempre di più una maggiore attenzione verso l'ambiente in cui viviamo e una nuova consapevolezza del suo valore culturale e sociale. I cittadini sono maggiormente interessati alle vicende edilizie ed urbanistiche delle propria città. I professionisti vogliono conoscere - anche nel dettaglio - le opere dei colleghi, in modo da confrontarsi con altre scelte ed interpretazioni. Le imprese di costruzioni, invertendo la tendenza degli anni passati, tendono a specializzarsi e qualificarsi, e sono stimolate a contribuire alla costruzione di città più a misura d'uomo.

Comune di Pisa

L'interesse suscitato dalla mostra dei lavori Pubbilici del comune di Pisa, realizzata nel settembre del 2002, è stata una conferma di questo nuovo interesse e di quanto sia fervente l'attività di trasformazione privata e pubblica, anche in realtà come la nostra. chitetture pisane si propone come mezzo dinamico di comunicazione che incentivi, attraverso interventi mirati ed opinioni, il dibattito sui problemi più importanti dell'architettura, coinvolgendo gli aspetti socio-abientali che ad essa sono inevitabilmente legati. A partire da queste considerazioni e da questi fatti pensiamo che questa nuova rivista possa suscitare l'attenzione di chi crede che la consapevolezza diffusa dall'importanza del nostro patrimonio storico-artistico stimoli sempre più azioni di tutela e riqualificazione." Roberto Pasqualetti, Architetture Pisane n. 1

Progettare nelle città

"Questo argomento appartiene a genere di disquisizioni che un saggio "Architetto di stato", dovrebbe evitare. Inoltre non ho la tendenza a fissare una misura ideale d'irraggiungibile perfezione del mio agire. Dunque condivido con chi legge il tortuoso percorso di ogni giorno tra piazze, vicoli e corsi d'acqua, cercando di definire fisicamente l'oggetto di questa conversazione. Che cos'è un centro storico ? E' asetticamente un insieme di edifici, di strade e piazze o, nel caso di Pisa, una cerchia muraria che racchiude nuclei urbani sviluppatisi lungo le direttrici commerciali e l'Arno ?.." Marta Ciafaloni, Architetture Pisane n. 1

Logge sec. XVI
Pisa

Fig. 1- Architetture Pisane n. 1. Le Logge di Banchi, veduta interna. Al piano terra una struttura puntiforme di pilastri rivestiti in marmo, con zoccolatura, cornicione e decoro in bassorilievo a cartiglio con conchiglia che ne ingentiliscono la possente dimensione. Lo spazio è diviso in otto campate. le volte a botte che coprono lo spazio, sono contenute da archi a tutto sesto rimarcati da rivestimenti in marmo.

Fig. 2 - Architetture Pisane n. 1. Le Logge di Banchi, veduta esterna. Furono realizzate nel 1603 su disegno di Bernardo Buontalenti. Nel 1865 fu ampliato e trasformato il piano primo ad opera degli arch. Cervelli e Piccoli. L'ediicio è posto al centro della città, sull'asse commerciale storico nella piazza dove affacciatno i Palazzi della vita politica e amministrativa di Pisa. Arrivando dal Ponte di Mezzo l'edificio si presenta legermente inclinato, risultando parallelo alla via di Banchi.

Fig. 3 - Architetture Pisane n. 1. Le Logge di Banchi, pianta del primo piano. L'edificio si conserva integro negli elementi architettonici caratteristici. la pianta rettangolare misura 33,50 x 19 mt per una altezza di 22,80 mt, ed è orientata nord sud, con la facciata corta prospicente il Lungarno. Una struttura puntiforme divide lo spazio in otto campate, coperte con volte a botte lunettate orientate longitudinalmente, con profonde augnature che segnano le arcate trasversali. I rivestimenti sono in marmo. Le coppie di lesene in bugnato contengono le arcate di accesso e sorreggono l'alto architrave rifinito da un ricco cornicione sempre in marmo, che forma il terrazzo posto a coronamento del piano terra.

Archivio

Occuparsi dei centri storici rappresenta un gesto di rilievo nel panorama dell'architettura internazionale

"La carica eversiva tipica delle avanguardie artistiche del primo novecento di cui l'esprit nouveau rappresenta un importante segnale sembra poter riaffiorare nelle riviste di architettura. Questo significa porre la città storica come attore principale all'interno del quale si svolgono le recensioni. Privilegiare il tema che Tafuri in un suo celebre saggio chiamava "Aufklarung, museo, storia, metafora," diventa quasi una nuova avanguardia come il moderno divenne postmoderno negli anni in cui si pensava che il modernismo avesse dato ormai tutto il possibile. Se c'è un tema che tutte le riviste italiane ed internazionali hanno abbandonato definitivamente, sommerse dalle coartanti luci delle nuove avanguardie decostruttiviste e di tendenza, è la lettura dei centri storici. Osservando serenamente le grandi testate in circolazione che danno grande spazio alle nuovissime tendenze, risulta evidente quale senso enigmatico sia associato al dimenticare la storia delle città. Un segnale che scaturisce proprio dalla stessa mancanza del disegno architettonico.

Le novità

Poche riviste, contro ogni ordinamento totalitario del mercato, sentono che esiste ancora un substrato classico, lo spirito della tradizione. Non necessariamente questo deve costituire un atto di rottura con le nefandezze delle nuove avanguardie americane ma l'idea stessa di mantenere viva l'architettura delle città ha una valenza culturale enorme. Questo potrebbe avvenire attraverso disegni, progetti, riflessioni, insomma riaprire e rilanciare il dibattito per il nuovo millennio sul recupero del patrimonio storico partendo o meglio salvando qualcosa del vecchio mestiere dell'architetto che ragiona davanti al pezzo di carta con delle idee. Con questo taglio la rivista si andrebbe a collocare in un segmento di mercato rimasto scoperto o forse addirittura dimenticato se non scomparso dalle riflessioni degli architetti. Questo potrebbe diventare un paradigma esemplare partendo proprio dal centro storico di Pisa organismo fortemente stratificato, un labor limae sull'esercizio della memoria. Tutto questo lontano evidentemente da un intento persecutorio e oscurantista nei confronti del nuovo che, al contrario, va sempre studiato e analizzato, ma solo con la volontà di consolidare un riferimento, un'origine certa dei codici dell'abitare e quindi dell'uomo che mai come in questo periodo di decostruttivismo tende a scomparire o a diventare evanescente." Lorenzo Pagnini

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