Una
storica scuola di Modena in vendita
Riportiamo
l'appello lanciato dal direttivo per la difesa della scuola:
L'edificio
che ospitò il Liceo "C. Sigonio" è patrimonio
della città tutta ed in particolare del centro storico, sia
sotto il profilo urbanistico, sia per quanto attiene alla memoria
storica e affettiva dei modenesi.."
Pasquale
Sparano, Luca Barbari, Paola Aime, Federico Ricci
"L'edificio
in cui ha la sua sede storica il liceo "Carlo Sigonio" di Modena
ha una lunga, ricca storia alle spalle ma purtroppo sembra avere
i giorni contati: l'amministrazione comunale ha deciso di venderlo.
La vicenda, oggetto da mesi del dibattito pubblico cittadino, è
stata a suo tempo segnalata sul sito "Patrimonio SOS"; tuttavia
vale la pena riproporla aggiornando i lettori sui suoi ultimi sviluppi.
La
storia remota comincia nel '500, quando l'edificio nasce come convento
di suore agostiniane, in piena epoca controriformistica,
per educare a vita monastica le giovani orfane ("le putte del vescovo").
Nel '700 il convento smobilita ma restano alcune suore secolarizzate
che, per volontà del governo napoleonico, continuano a dedicarsi
all'educazione delle donne forestiere e delle zitelle, come si legge
in documenti dell'epoca. Seguono gli anni della restaurazione, in
cui il convento riapre, e poi il definitivo passaggio dell'edificio
all'amministrazione pubblica, che tuttavia non interrompe ma rinnova
la tradizione educativa del luogo: qui infatti apre nel 1898 la
prima Scuola Complementare femminile e nel 1904 la prima Scuola
Normale femminile; e sempre qui nel 1923 nasce l'Istituto Magistrale,
destinato a formare per decenni le maestre e i maestri del territorio
modenese. Quasi ai giorni nostri, nel 1979 l'Istituto assume insieme
al Comune la gestione di una biblioteca specializzata, pubblica,
di Scienze dell'Educazione e nel 1992 viene sostituito dall'attuale
Liceo socio-psico-pedagogico, successivamente articolato in vari
indirizzi. Insomma, una storia dal profilo sostanzialmente unitario,
di cui oggi peraltro restano molte tracce materiali: il bellissimo
chiostro a tre ordini, le linee di divisione delle celle monacali
visibili nei pavimenti, il grande cortile alberato che apparteneva
all'asilo prima della Scuola Normale e poi dell'Istituto Magistrale,
alcune lapidi che ricordano momenti particolari della storia della
scuola ecc.
Che
cosa è successo in questi ultimi mesi? L'amministrazione comunale,
a cui spettava il restauro dell' edificio, aveva terminato una prima
parte dell'intervento già nel 1993. Da allora, di anno in anno,
prometteva e rimandava il completamento dell'opera; finché a maggio
2006 ha comunicato alla scuola, improvvisamente, che non intendeva
più concludere il restauro: non c'erano fondi sufficienti, di conseguenza
si era deciso di mettere in vendita l'edificio e di costruire con
il ricavato una nuova sede per la scuola, in un'area demaniale già
stabilita, in periferia: quindici anni di attese e disagi, una quantità
di soldi pubblici sprecati per un restauro avviato e non portato
a termine, l'indifferenza assoluta per il valore storico-identitario
dell'edificio nonché per la funzione vitale, sotto più aspetti,
che la scuola svolge nell'area del centro storico in cui attualmente
si trova.
La
scuola ha detto no. Un gruppo di insegnanti ha elaborato un documento
di protesta che è stato sottoscritto dalla Preside, da tutto il
personale non docente, dalla quasi totalità di insegnanti, studenti
e genitori della scuola, infine da migliaia di cittadini, per un
totale di più di 4000 firme. Molto recentemente, nel mese di dicembre,
un piccolo corteo di insegnanti, genitori e soprattutto studenti
ha portato queste firme al sindaco; subito dopo il Consiglio d'Istituto,
organo supremo della scuola, a larghissima maggioranza ha approvato
un ordine del giorno favorevole alla permanenza della scuola nella
sua sede storica e alla continuazione del restauro. Tuttavia, nonostante
la vicenda sia diventata oggetto di discussione permanente sulla
stampa locale da più di due mesi, nonostante la battaglia sostenuta
dalla scuola abbia raccolto il parere favorevole di tutti i presidi
delle scuole di secondo grado e di esponenti autorevoli del mondo
culturale, delle professioni e dell'economia, nonostante Italia
Nostra abbia chiesto alla Soprintendenza e alla Direzione Regionale
per i beni culturali e paesaggistici l'inalienabilità dell'edificio,
l'Amministrazione non ha modificato la sua decisione.
La
scuola intende tenere viva l'attenzione su questa vicenda, nella
convinzione che si tratti di una vicenda esemplare che mette in
gioco molti valori di una buona amministrazione. Da un lato, si
vuole che la città continui a interessarsi al problema, e a questo
obiettivo si lavora soprattutto attraverso lo strumento di una mostra
fotografico-documentaria sulla scuola: costituita da documenti dell'archivio
scolastico, foto storiche provenienti dal locale "Fotomuseo Panini",
oggetti didattici dei primi decenni del '900 e molte altre cose
ancora, è una mostra che periodicamente viene riproposta al pubblico
nei locali dell'antica cappella del convento, oggi palestra della
scuola, in forme diverse e sempre più ricche grazie al contributo
di foto e ricordi di vario genere che ci mandano molti ex-studenti
ed ex-docenti della scuola. Dall'altro lato, è auspicabile che l'interesse
su questa vicenda valichi le mura cittadine: perciò la scuola si
è rivolta, oltre che alla Soprintendenza e alla Direzione Regionale
per i beni culturali e paesaggistici, ai quali ha chiesto di essere
sentita come parte in causa, anche al Presidente del Consiglio Superiore
dei beni culturali, ottenendo la sua attenzione; e proprio in questi
giorni ha scritto a tutti gli esponenti locali delle forze parlamentari
e di governo. La speranza è che l'informazione su questa vicenda
raggiunga le sedi del dibattito pubblico nazionale, e che una mobilitazione
larga di forze e di soggetti richiami l'amministrazione alla necessità
di riaprire il confronto con la scuola.
Per
informazioni è possibile rivolgersi alla prof.ssa Chiara Guidelli,
chiara.gui@iol.ita
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