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S.
Michele
in Borgo, il progetto della discordia. Per i pisani: "la
mattonaia".
La
poetica dell'architettura italiana 'lingua morta' per la città di
Pisa.
"Le
case torri e il chiostro cinquecentesco raccolti intorno all'abside
della chiesa di S. Michele in Borgo, risalente al XIII secolo, avevano
subito notevoli distruzioni durante la seconda guerra mondiale.
La Soprintendenza ai monumenti, in attuazione del piano di ricostruzione,
decise poi di demolire gran parte delle strutture pericolanti superstiti
allo scopo di mettere in evidenza la suggestiva abside, rimasta
occultata per secoli dai corpi edilizi prospicienti. Dopo una approfondita
ricerca storico-archivistica sono state ottenute dai vari enti interessati
le approvazioni necessarie per l'intervento. La soluzione adottata
propone il completamento
dei ruderi esistenti sul lato nord e sud dell'area e la costruzione ex-novo di un edifico
lungo il lato est, in modo da ricucire la maglia urbana lacerata
ed ottenere una nuova piazza di forma regolare, caratterizzata dal
segno evidente dell'abside in pietra di S. Michele in Borgo che
si contrappone alle omogenee cortine murarie dei nuovi inserti architettonici."
"La
ricostruzione dell'area retrostante S.Michele in Borgo è uno dei
maggiori tormentoni della città di Pisa. In termini temporali, l'opera,
mai finita, supera di gran lunga il parcheggio di piazza Vittorio
Emanuele, anche se essendo appartata, non ne ha lo stesso impatto
sulla funzionalità e l'estetica cittadina. Si tratta di un opera
emblematica della distanza che c'è, purtroppo, tra la visione degli
architetti e quella dei cittadini Per gli architetti, e in particolare
per il suo autore, Massimo Carmassi, si è trattato di un'opera di
grande pregio culturale, quasi un'opera d'arte, meritevole di pubblicazione
su di un gran numero di riviste di architettura ed anche materia
di studio da parte di studenti. Per i cittadini, si tratta di una
incomprensibile muraglia di mattoni, da cui il nome spontaneamente
attribuitole di "mattonaia" passato ormai nell'uso comune dei giornali,
che ha occultato la vista della facciata posteriore della chiesa
e impedito la realizzazione di una potenziale piazza."
"Aquesto
si dovrebbe aggiungere l'effetto di soffocamento che essa
ha determinato sulla via degli Orafi, non solo per la vicinanza
della costruzione alle case preesistenti (in realtà fu ripristinato
l'allineamento delle case medievali distrutte dalla guerra)
ma anche per il linguaggio architettonico prescelto consistente
nell'eliminare "le finestre" e dunque nell'offrire sul vicolo solo
una successione di masse murarie piene, le cui sconnessioni sono
usate come aperture di illuminazione. Un progetto dei primi anni
'80, in tutti i sensi, compreso quello del mancato controllo preventivo
del suo costo. Risulta infatti che sia costato, in euro oltre 3
milioni di euro, che attualizzati sarebbero oltre 5 milioni. Una
cifra di tutto rispetto per un complesso di abitazioni pubbliche,
con fondi al piano terra, e che, a prescindere dai fenomeni di degrado,
che andrebbero comunque scongiurati, di fatto lo pone fuori del
mercato, tenuto conto anche della sua diversità rispetto agli immobili
normalmente offerti in vendita, oltre che del fatto che non è finito."
"Sarebbe
dunque poco comprensibile una eventuale decisione dell'amministrazione
comunale di investire ulteriori somme di danaro pubblico, in un
momento di gravi restrizioni della finanza locale, in quest'opera
di così dubbia ricaduta pubblica, a fronte di ben altre esigenze
generali. Per inciso, la stessa "piazza", per le scelte progettuali
assunte, è ridotta ad una sorta di cortile interno di un condominio,
sia pure potenzialmente prestigioso. La vendita a privati, se vogliamo
triste conclusione di un intervento decisamente velleitario, risulta
dunque una strada obbligata, con la speranza che un gruppo di "amatori"
e dunque sicuramente composto anche da architetti offra una cifra
adeguata al valore culturale
da essi stessi riconosciuto."
Abstract
da pisa.notizie.it del 20 ottobre 2010
- Arch. Riccardo Ciuti
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Immagini archivio limen.org
"A
un anno dalla proposta di acquisto fatta al Comune, i 18 privati
abbandonano l'impresa: "Abbiamo presentato un'offerta in grado di
riqualificare l'area senza un carattere speculativo, il rifiuto
dell'Amministrazione non è stato sufficientemente motivato". Serfogli:
"Erano strade non percorribili, avanti con la terza asta" Il
Comitato "San Michele in piazza" si scioglie. Niente più ipotesi
di acquisto e ristrutturazione della Mattonaia, sogno ormai lontano
del gruppo di cittadini riunitisi apposta per questo scopo, che
oggi, dopo quasi un anno dalla proposta ufficiale fatta al Comune,
hanno deciso di abbandonare l'impresa. Il presidente del Comitato,
Renato Papale, parla chiaro e accusa l'amministrazione di "non aver
saputo dialogare ma solo tentennare, lasciando il complesso della
Mattonaia senza una risposta definitiva".
"Dopo
anni di degrado e abbandono dei locali - dice Riccardo Papale presidente
del comitato di 18 cittadini, professionisti, avvocati, architetti
- avevamo presentato un'offerta in grado di riqualificare l'area
senza un carattere speculativo. La nostra proposta prevedeva il
completamento dei ruderi esistenti sui lati nord e sud. La costruzione
di un nuovo edificio lungo il lato est, in modo da ricucire la maglia
urbana lacerata e ottenere una nuova piazza, per un totale di undici
appartamenti e sette i fondi commerciali." La spesa per la ricostruzione
della piazza sarebbe stata scomputata dal prezzo dell'acquisto per
una cifra sui 600.000 euro."
"Infine,
anche sulla realizzazione e l'utilizzo della piazza, Serfogli solleva
alcuni problemi: "Solo in caso di opere a scomputo si può procedere
all'appalto a un privato per la realizzazione di un'opera pubblica",
e prosegue: "La concessione in uso della piazza per 30 anni senza
pagamento di tassa per occupazione di suolo pubblico, anche se gli
oneri di manutenzione ordinaria e straordinaria sarebbero stati
a carico del comitato, si sarebbe configurata come una cessione
gratuita in proprietà, quindi a nostro parere inopportuna". La nuova
gara quindi rimane a oggi l'unica proposta dell'amministrazione:
"Entro dicembre il consiglio comunale deciderà formalmente su questa
possibilità - e conclude - l'intenzione è di vendere il blocco a
un unico soggetto, senza snaturare l'impianto architettonico originario
e le destinazioni."
Testo
tratta da Redazione Pisanotizie
- 20/10/10 |