La
'cappella privata', capitolo strategico per la proprietà
privata della borghesia mercantile del Quattrocento
"L
a
riapertura della Cappella dei Rucellai in San Pancrazio rimane un
grande evento mediatico per il turismo toscano. Al di la della 'notizia
fiorentina' la riapertura di questo spazio ci porta alla rilettura
delle sepolture dei grandi Mercanti fiorentini. Il tema della Cappella
privata rappresentava un capitolo strategico all'interno della proprietà
privata del ceto mercantile del Quattrocento. Un chiave di lettura
di un epoca che va ben oltre la restituzione tridimensionale di
un 'opera d'arte'. Firenze sul
tema presenta
una galleria di soluzioni formali che interessano le più
grandi famiglie mercantili. Il riferimento alle analoghe architetture
dei Medici sembra scontato soprattutto nella relazione: Cappella
privata-Spazio sacro. I Medici scelsero in San Lorenzo la Sacrestia
Vecchia della nuova basilica brunelleschiana inaugurando la 'rivoluzionaria'
collocazione sotto l'Altare, analogamente
Giovanni Rucellai, nella chiesa di San Pancrazio, scelse la riproduzione
del Santo Sepolcro di Gerusalemme' per il quale la
committenza,
oltre all'auspicato ruolo intercessore,
voleva catturare le sue doti sacre e devozionali."
"L'immagine
(sopra) ci mostra l'attuale ingresso dello spazio museale dal via
della Spada, con il portale architravato sempre rimasto chiuso per
l'offerta turistica della città. Dalla strada s'intravede
facilmente sullo sfondo il palazzo di Filippo Strozzi, un'arteria
del centro a tutt'oggi piena di motorini parcheggiati e cassonetti.
Siamo nel Quartiere storico dei Rucellai, i mercanti dell''Oricello'
dietro l'asse di via della Vigna Nuova che immette su Ponte alla
Carraia. Palazzo Rucellai è a duecento metri dalla chiesa.
Via dei Palchetti infatti collega la dimora albertiana e Loggia
esterna con la Cappella di famiglia nel giro di un isolato. L'ingresso
del
Museo Marino Marini con le colonne
trabeate e fregio strigilato, riposizionate maldestramente dall'aula
del Sacello dei Rucellai, rimane ancora l'elemento dominante della
piazza San Pancrazio ad angolo tra via della Spada e via dei Federighi.
Dominante perchè è sempre stato 'atipico', non solo
per un lessico museale codificato per gli spazi fiorentini, ma anche
per la grammatica conventuale nonchè per il repertorio vitruviano
nel quale non ci sono precedenti portali di ingresso a complessi
religiosi con colonne trabeate. Si tratta infatti
di un portale ricostruito nel 1808, anno della soppressione napoleonica
e della sconsacrazione del complesso monastico di San Pancrazio,
con la rimozione del triforio albertiano, e la sua ricomposizione
con proporzioni fortemente alterate. Segue l’impiego come lotteria
napoleonica, sede della pretura e poi della Manifattura Tabacchi.
L'evoluzione dello spazio conventuale si conclude nel 1988 con l’apertura
di uno nuovo spazio museale legato allo sculture pistoiese Marino
Marini."
L.I.
"La
cappella Rucellai, distinta al Nuovo Catasto Edilizio Urbano di
Firenze al Foglio di mappa 165 con particella B, confinante con
via della Spada, piazza S. Pancrazio e con le altre proprietà distinte
allo stesso Foglio 165 con particelle 423 e 168, è di proprietà
della chiesa di S. Trinita e S. Pancrazio in Firenze; mentre il
Sacello al suo interno è di proprietà della famiglia Rucellai. Attualmente
l’edificio presenta un avanzato stato di degrado soprattutto per
quanto riguarda le lastre marmoree della pavimentazione. Il marmo
bianco di Carrara e il verde di Prato hanno risentito notevolmente
della presenza di umidità ascensionale proveniente dal sottosuolo.
Ovviamente il rivestimento marmoreo del Sacello, soprattutto nelle
parti più basse, ha risentito delle stesse problematiche del pavimento:
1. presenza di efflorescenze sul marmo bianco e sul verde di Prato
dovute alla quantità di salnitro e ad un preponderante fenomeno
di solfatazione (sali che risalgono per via capillare sul marmo);
2. polverizzazione del verde di Prato nelle zone più colpite dal
fenomeno di solfatazione, con conseguente disgregazione del materiale.
L'intervento proposto per arginare tali fenomeni sarà suddiviso
nelle seguenti fasi: - Pulitura del pavimento in marmo per asportare
le patine e le polveri presenti sulle superfici delle lastre; -
Intelaggio di tutte le lastre marmoree, precedentemente numerate
al fine di riposizionarle nella collocazione originaria, avendo
maggior cura di quelle che si presentano frantumate in più punti.
Sopra le tele verranno posizionate delle barre di acciaio per consentire
l’aggancio e il sollevamento delle lastre. - Smontaggio, particolarmente
complesso e delicato, dovrà essere eseguito con mezzi manuali e
con l’ausilio di mezzi meccanici, avendo la massima cautela per
non danneggiare le lastre marmoree e il sottostante pavimento in
cotto; - Risanamento del sottofondo e eventuale realizzazione di
un vespaio o di un gattoiolato di aerazione nel tentativo di impedire
la risalita delle acque. Revisione dell’antico pavimento in cotto
posto sotto l’attuale pavimentazione in marmo; - Ricollocamento,
rimozione delle tele e pulitura del pavimento in marmo per mezzo
di solventi alla nitro e impacchi di carbonato d’ammonio; - Stuccature
nelle connettiture e nelle fessurazioni delle lastre con resina
Cicloalifatica tipo il Templum-Stucco, opportunamente tradotte ai
valori idonei da eseguirsi per mezzo di terre e ossidi naturali."
Sbap-Fi
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