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'Piano casa' - Il condono di III generazione
Il piano casa, aumento delle cubature
Marzo 2009

"Un attentato al paesaggio del Belpaese senza precedenti"

Per il WWF il testo dello schema di decreto legge sul cosiddetto “piano casa”, inviato dal Governo alla Conferenza Stato Regioni, è di straordinaria gravità. Un vero e proprio attacco senza precedenti al Belpaese e al suo paesaggio volutamente ‘camuffato’ con l’esca più banale, la ‘voglia di veranda’.Il WWF nei prossimi giorni interverrà direttamente sui Ministri in vista della riunione del Consiglio venerdì prossimo e su tutte le Regioni che mercoledì prossimo sono chiamate ad esprimere un parere nella Conferenza Stato Regioni. Scorrendo il testo il WWF ha previsto lo scenario che potrebbe scaturire se il testo venisse approvato. Ecco il ‘triste’ rosario:

Sno previsti ampliamenti del 20 % per tutti gli immobili realizzati, anche in sanatoria, entro il 31 dic. 2008. Le unità abitative potranno essere ampliate sino a 300 metri cubi, le altezze dei fabbricati potranno essere aumentate sino a 4 metri oltre quelle previste dagli strumenti urbanistici vigenti.

Sono ammessi i cambi di destinazione d’uso. In caso di abbattimento e ricostruzione gli edifici residenziali potranno aumentare del 35%, mentre per quelli commerciali addirittura può aumentare del 35% la superficie occupata; queste ipotesi sono possibili solo in caso di adozione di tecniche di bioedilizia o l’adozione di energie rinnovabili, ma il decreto non stabilisce nessun indice di efficienza energetica e addirittura rende possibile tali incrementi di volume anche solo al fine del “risparmi delle risorse idriche e potabili”. Vengono fatte salve le zone inedificabili, ma con l’esclusione delle sole zone A (ben poca cosa) gli aumenti di volume e di superficie occupata potranno essere realizzati anche nei parchi.

Gli interventi non sono soggetti a concessione edilizia ma a semplice DIA (Denuncia Inizio Attività) e tutte le procedure di controllo vengono fatte attraverso autocertificazione. Il Governo è andato ben oltre il 20% di cubature aggiuntive e certo non si è limitato, come sarebbe ampiamente auspicabile, alle sole aree metropolitane consolidate. Sono investite tutte le aree protette, le zone paesaggistiche, saltano gli indici di edificabilità fissati dai Comuni, nulla si prevede per gli standard di verde pubblico. Grandissimo regalo agli imprenditori che potranno aumentare i capannoni del 35% ed ogni tipo di immobile industriale o commerciale.

Falsa la promessa di condizionare gli abbattimenti e le ricostruzioni al miglioramento ambientale: senza indici di efficienza energetica non esiste controllo e, inoltre, il testo prevede come alternativa la possibilità del risparmio idrico, come dire che basta mettere il recupero delle acque piovane e i rubinetti di nuova generazione per costruire il 35% in più. Stravolte le procedure autorizzative ben sapendo che data la mole degli interventi che si prevedere né i Comuni, né le soprintendenza saranno in grado di dare qualsivoglia risposta.

Ed inoltre, inevitabilmente, tutti gli abusi realizzati verranno fatti, se rientrano nel limite del 20% sino a 300 metri cubi, verranno certamente fatti passare come opere nuove e quindi sanati.

"Quanto si sta facendo non risponde in alcun modo ad un interesse pubblico, ma ad una sommatoria di interessi privati – ha dichiarato Gaetano Benedetto co-direttore del WWF Italia - E’ talmente clamoroso il tutto che sembra un tardivo scherzo di carnevale, o un pesce d’aprile anticipato, la speranza è qualcuno si renda conto, che il Parlamento, le Regioni, la Corte Costituzionale, ma soprattutto il mondo della cultura, delle università, delle Associazioni, prendano coscienza che mai, davvero mai, il Bel Paese aveva ricevuto un simile attacco”

WWF - 23.03.2009

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Piano casa, ovvero l'ignoranza al potere: arriva il "condono di terza generazione"

Il nostro Presidente del Consiglio, una ne fa e l´altra ne pensa. L´ultima sul "Piano casa" è davvero grossa ed ha tutto il sapore della trovata di uno che passa in tram, senza rendersi conto di quel che si dice. Stupisce che a livello di analoga ignoranza del significato dell´idea reagisca la stampa, e questo è il segno del livello al quale si è giunti. Lasciamo stare i soldi impegnati per costruire nuove case (e non per rendere dignitose quelle di edilizia economica e popolare fatiscenti), lasciamo stare la trovata per lo sveltimento delle procedure (non basta la DIA? Occorre davvero allargarla?) ma soffermiamoci sul cosiddetto ampliamento del 20% o rifacimento con premio 30/35%.

In primo luogo, è una bufala. Ma tutt´altro che innocua. Poniamo che le Regioni accettino di legiferare. Non tutte, speriamo. Una volta che la legge regionale consentirà ciò, saranno i Comuni a regolamentare la cosa. Come? Si spera attraverso i Piani Regolatori. Questi ci sono già, e molti di questi consentono aumenti di cubatura, ma su aree ed edifici precisamente identificati per loro idoneità, per il controllo che in sede di formazione del piano si è fatto relativamente alla presenza di opere di urbanizzazione e di servizi e, soprattutto, per aver operato le necessarie verifiche ambientali e paesaggistiche. Ecco perché ho detto che l´idea è una bufala.

In un paese normale tutte le cautele descritte verrebbero poste in atto e pertanto l´effetto, precisamente controllato, non si discosterebbe di molto rispetto alle condizioni attuali che, come ho detto, sono già presenti. Ma per capire l´efferatezza del nostro (di cui è persino inconsapevole per profonda ignoranza della materia) occorre soffermarsi sul fatto che lui parla di un provvedimento la cui caratteristica è la "generalizzazione", mentre invece la caratteristica del patrimonio edilizio è la specificità. Allora, escludiamo subito gli edifici vincolati; escludiamo anche, si spera, gli edifici all´interno dei nostri centri storici. Rimarrebbe tutto il resto, e cioè di gran lunga il più. Se confrontiamo questo più con il decisamente meno indicato dai piani regolatori, ci rendiamo conto di qual partita efferata possono giocare i Comuni più spavaldi e culturalmente fragili.

Il fenomeno può procurare danni di una dimensione enorme, irreversibili e che sarebbe opportuno valutare: se alcuni proprietari (tanti, per carità) ne trarranno vantaggio individuale, sarà la comunità a subire le più gravi conseguenze. Aveva ragione un grande maestro dell´Urbanistica, la cui invettiva nel Consiglio Comunale di Roma negli anni ´50 suonava così: "Ciò che mi fa paura non sono le vostre idee e le vostre ragioni, ma è la vostra ignoranza". d

Bruno Gabrielli - 15 marzo 2009 la Repubblica - Genova

 

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