"Fanno
acqua le architetture del mito F. Gerhy, ultimo grido delle nuove città" "Le
nuove tecnologie del decostruttivismo e
delle faraoniche opere dello strutturismo contemporaneo
non resistono al tempo..» Le
grandi opere fanno acqua, vacilla il mito dei super-architetti. I grandi architetti
sotto accusa: Frank Gehry citato in giudizio dal Mit, il comune di Valencia chiede
i danni a Calatrava dalle polemiche stilistiche ora si passa alle cause legali
per gli errori di progettazione. Chiamati a dare lustro alle città, i grandi progettisti
devono subire critiche crescenti. A prendersela con i "guru" sono le stesse istituzioni
che li hanno ingaggiati.
I
grandi architetti della nostra epoca sono considerati quasi
dei "guru". Ma ora, alcuni dei nomi più celebri, come Frank Gehry e Santiago,
sono finiti sotto accusa per le loro opere. Contro Gehry si è schierato il Mit
di Cambridge (Boston), una delle più prestigiose università del mondo; non solo
a parole, ma portandolo in tribunale. Il Massachusetts Institute of Technology
gli aveva affidato il progetto del 'Ray and Maria Stata Center', un complesso
accademico di circa 40mila metri quadrati. Inaugurato nel 2004 dopo un anno aveva
già problemi, con l'acqua che filtrava nell'anfiteatro. "Guru"
del nuovo millennio: ammirati, incensati, copiati, invidiati. Metropoli, capitali,
città di ogni tipo, musei prestigiosi (o più semplicemente ricchi), istituzioni,
accademie e università fanno a gara per avere un loro progetto, qualcosa di "firmato"
che dia nuovo lustro e gloria eterna; e loro sono infaticabili: ridisegnano le
skyline delle metropoli, trasformano interi quartieri, schizzano ponti straordinari
e avveniristici palazzi di vetro e acciaio, creano strutture ultramoderne all'interno
di edifici ottocenteschi. Ma adesso alcuni dei grandissimi, uomini geniali come
Frank Gehry e Santiago Calatrava, sono finiti nell'occhio del ciclone. Con un'accusa
pesante: le loro opere fanno acqua (in alcuni casi letteralmente) da tutte le
parti. A
scagliarsi contro Gehry, a dieci anni esatti dalla nascita del suo capolavoro
(il Guggenheim di Bilbao), non sono colleghi rosi dal suo successo ma il
Mit di Cambridge (Boston), una delle più prestigiose università
del mondo; non solo a parole, ma portando il famoso architetto in tribunale con
l'infamante accusa di aver sbagliato qualcosa. A Gehry il Massachusetts Institute
of Technology aveva affidato il progetto del «Ray and Maria Stata Center», un
complesso accademico di circa 40mila metri quadrati. Inaugurato nel 2004,
questo insieme di edifici dalle forme spigolose, dalle strutture angolari,
con i suoi parallelepipedi sospesi nel vuoto che sembrano sfidare la forza di
gravità, era stato salutato come un gioiello dell'architettura contemporanea.
Non era passato neanche un anno ed ecco comparire i primi problemi: a causa
di un difetto nel sistema di drenaggio, l'acqua iniziava a filtrare nell'anfiteatro
esterno. Il Mit corre ai ripari: viene chiamata la filiale americana della
Skanska (società svedese che ha in appalto anche i lavori di restauro del Palazzo
di Vetro delle Nazioni Unite), vengono fatti alcuni lavori di riparazione, ma
il problema non viene risolto. Anzi peggiora, provocando anche casi di allagamento Per
i dirigenti della Skanska responsabile è solo l'architetto. A Gehry, sostengono
i dirigenti della società svedese, erano stati segnalati una serie di «potenziali
problemi» già durante la costruzione, ma l'architetto non aveva ascoltato
ragioni. Da qui la decisione del Mit di portarlo in tribunale, sottolineando di
avergli pagato 15 milioni di dollari per il progetto e di averne
già spesi un milione e mezzo per le riparazioni. Con
dichiarazioni di fuoco (rilasciate al Boston Globe) dell'ex rettore dell'università
John Silber: «Gehry si considera un artista, uno
scultore. Purtroppo non si vive in una scultura e c'è chi, in questi palazzi,
deve viverci e lavorare». Accuse cui Gehry ha
ribattuto sostenendo che in edifici così complessi sono inevitabili errori di
costruzione (quindi della Skansa): «Sono cose complicate, che coinvolgono un sacco
di gente, quasi mai nella costruzione di edifici così complessi si riesce a sapere
cosa è andato storto. In ogni caso sono problemi minori; dai professori e studenti
del Mit ho avuto decine di email di appoggio»
A.
F.D'Arcais - La Repubblica - 08.11.07
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